Tra le tecnologie abilitanti per l’industria 4.0 si fa riferimento al Cloud, un nome un po’ fumoso che indica però è molto più concreto di quanto si possa pensare.
Una definizione
In inglese “cloud” significa semplicemente “nuvola”, ma dietro questa semplice parola c’è un’idea un po’ più complessa. Di solito si è abituati a pensare ai propri dati come sempre presenti sul proprio dispositivo ma, nell’era delle connessioni ad internet ad alta velocità, questo approccio è diventato sempre più obsoleto.
Infatti conservare i dati sulla propria macchina e lavorarci direttamente presenta qualche problema:
- la macchina sulla quale lavoriamo necessita di aggiornamenti frequenti per affrontare l’invecchiamento dei componenti hardware che influiscono sulla velocità di esecuzione delle operazioni;
- i dati sono vulnerabili all’usura dei dischi rigidi che potrebbero rompersi, quindi è necessario creare un sistema di backup per assicurarsi di non perderli in caso di guasto;
i dati sensibili sono vulnerabili agli attacchi informatici, come i ransomware che criptano tutti i dati che trovano per poi chiedere un riscatto;
- la condivisione di dati sul posto di lavoro può rallentare i processi produttivi;
i dati possono essere rubati con estrema facilità, spesso basta un disco esterno per copiarli dalla macchina.
Cloud per un’industria più reattiva
La tecnologia cloud risolve i problemi appena elencati proprio per come è strutturata, infatti:
i dati sono presenti sui server cloud, quindi delocalizzati rispetto all’azienda, e sottoposti a diversi livelli di sicurezza;
i dati vengono elaborati direttamente dai server che, di solito, hanno una potenza di calcolo molto superiore ad un normale computer da ufficio, accorciando i tempi;
i dati sono sempre accessibili da tutti i dispositivi dotati di connessione internet e chiavi d’accesso;
eliminata la necessità di backup, poiché vengono effettuati dal fornitore del servizio;
aumentata la sicurezza, poiché non si possono più scaricare con facilità.
Infatti conservare i dati sulla propria macchina e lavorarci direttamente presenta qualche problema:
- la macchina sulla quale lavoriamo necessita di aggiornamenti frequenti per affrontare l’invecchiamento dei componenti hardware che influiscono sulla velocità di esecuzione delle operazioni;
- i dati sono vulnerabili all’usura dei dischi rigidi che potrebbero rompersi, quindi è necessario creare un sistema di backup per assicurarsi di non perderli in caso di guasto;
i dati sensibili sono vulnerabili agli attacchi informatici, come i ransomware che criptano tutti i dati che trovano per poi chiedere un riscatto;
- la condivisione di dati sul posto di lavoro può rallentare i processi produttivi;
i dati possono essere rubati con estrema facilità, spesso basta un disco esterno per copiarli dalla macchina.
Proprio perché i dati sono il cuore della nuova concezione industriale, è necessario non solo avere tecnologie in grado di renderli più accessibili, ma anche di avere macchine che siano capaci di fornire grandi quantità di dati sulla produzione. I benefici di un sistema di produzione “smart” sono enormi perché consentono di operare sulla base di analisi approfondite e, in caso di problemi, permettono di agire in fretta grazie a feature come l’autodiagnostica. Una fabbrica sempre connessa e dotata di strumenti all’avanguardia aumenta la produttività e permette di guardare al futuro con maggiore ottimismo, soprattutto in un periodo di incentivi massivi per il rinnovo del parco macchine.